Non fu un epoca buia
Nell’ultimo articolo vi avevo lasciato proprio con questa frase, ed è un piacere introdurvi al primo articolo di uno dei nostri collaboratori: Alessio Frangito, presidente dell’associazione Benevento Longobarda, tra i gruppi che partecipano al campo storico del Montelago Celtic Festival e membro del coordinamento “Pars Occidentis” (vedi fine articolo).
Alessio ci parlerà della lingua dei Longobardi e scopriremo che la sua influenza sul nostro italiano è maggiore di quanto pensiate. Buona Lettura!
LA LINGUA DEI LONGOBARDI
Lungi dall'essere dei semplici “barbari di passaggio”, i Longobardi hanno dominato il nord Italia per circa due secoli e sono rimasti al sud Italia per altri tre secoli, ben oltre l'anno mille, influenzando la nostra “cultura” da diversi punti di vista. Avendo legiferato e avendo dato nomi a cose, luoghi e persone, i Longobardi hanno contribuito anche alla nascita del “volgare italiano”, visto che alcuni modi di dire, alcune parole e alcuni accenti sono penetrati nel modo di parlare di tutti gli Italiani, in particolare nei dialetti locali.
Il primo cenno al volgare italiano è infatti contenuto nel famoso “Placito Capuano”, un antichissimo documento conservato presso il Monastero di Montecassino, che riporta un atto di un processo tenutosi a Capua nel 960 che si concluse con l'assegnazione, per usocapione, di alcune terre al Monastero di Montecassino. Il documento venne vergato in “Scrittura Beneventana”, la grafia minuscola nata nel Ducato longobardo di Benevento un paio di secoli prima e divenuta la scrittura ufficiale dei principati longobardi del Sud Italia (774-1077). Nel testo possiamo leggere il giuramento dei testimoni a favore di Montecassino: “sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”.
Il placito capuano
Quando si insediarono in Italia, i Longobardi parlavano un protogermanico che subiva da decenni l'influenza del latino, a causa dei rapporti continui con le popolazioni di cultura tardo-romana e con l'esercito bizantino e questa influenza non fece altro che aumentare, dato che i Longobardi divennero i governatori di tantissime città nelle quali la maggioranza della popolazione parlava appunto una sorta di latino altomedievale che andava “regionalizzandosi” sempre di più.
Quando i Longobardi iniziarono a scrivere, infatti, utilizzarono il latino, anche se nei loro testi compaiono spesso parole proto-germaniche che non sono state tradotte, sia perché non esisteva il corrispettivo in latino, sia perché spesso erano parole pregne di sacralità. Parole come gairethinx (assemblea sacra delle lance), sculca (ronda di guardia), stolesaz (prefetto del palazzo), astalin (tradimento nell'esercito), avevano un grande valore identitario, e proprio per questo sono cadute in disuso, dato che venivano utilizzate quasi esclusivamente dagli Arimanni, ovvero dagli uomini liberi della società longobarda, senza riuscire a fare breccia in tutto il “volgo”. Molte altre parole di uso comune, invece, vennero introdotte dai Longobardi ed entrarono nel vocabolario di tutte le popolazioni che vivevano in Italia, e sebbene trasformatesi nel tempo, sono giunte fino al giorno d'oggi.
La parola longobarda più famosa, che non ha mai subito cambiamenti è Faida, che stava ad indicare un'azione di vendetta sproporzionata, e che venne sostanzialmente messa fuori legge dall'Editto di Rotari, ossia la prima raccolta scritta di leggi che, nei casi di danneggiamento, ferimento o furto, introducevano delle compensazioni di natura economica in sostituzione della vendetta personale.
Ma la parola di origine longobarda che usiamo più di tutte è Schifo, che deriva da Skif, nome col il quale veniva indicata originariamente una piccola imbarcazione di poco conto, da cui noi abbiamo ricavato anche la parola scafo, per indicare appunto una piccola barca, mentre gli inglesi hanno ricavato la parola ship, che ha lo stesso significato.
Altre parole longobarde pervenuteci quasi senza modifiche sono Zazzera, Staffa, Spanna, Slitta, Federa, che evidentemente avevano dei corrispettivi oggettivi che furono introdotti proprio dal popolo dalle lunghe barbe e che non esistevano prima. Oltre a questi casi, abbiamo diverse parole italiane che derivano da termini di natura militare che venivano usati dai longobardi, primo tra tutti Albergo, che deriva da Hari-Berg, letteralmente “la casa delle armi”, quindi una sorta di caserma o alloggio per la soldatesca o meglio ancora luogo di incontro tra tutti gli Arimanni (da Hari-Man, cioè uomo in armi). La stessa parola Guerra è di origine longobarda, dato che come sappiamo i latini dicevano Bellum, così come il termine Fodero, che deriva dal prototedesco Fodr.
Il termine Spatha, usato dai Longobardi e da tutti i Germani, era già entrato nel vocabolario latino, e ben presto sostituì definitivamente il termine Gladio, anche perché si trattava di due armi abbastanza diverse. Anche la parola prototedesca Beer (da cui Birra) sostituì la parola latina Cervogia, che è rimasta solo nello spagnolo Cerveza. Significativa è la parola Sguattero, che deriva dal termine longobardo con il quale si indicava un uomo impegnato nella Sculca, ovvero nella Ronda di Guardia.
In particolare dai Longobardi abbiamo derivato i nomi di diverse parti del nostro corpo: Milza, Schiena, Guancia, Stinco, Anca. Altre parole di origine longobarda hanno dato origine a diversi verbi: Trincare, Scherzare, Russare, Azzuffarsi, Strozzare, ma anche Spaccare, Stancare, Arraffare.
Altre parole che hanno subito pochissime modifiche sono Bara, Banco, Bianco, Baruffa, Briglia, Crampo, Grosso, Gruccia, Melma, Palco, Panca, Ricco, Stucco, Sterzo, Scranno, Tacca, Tanfo, Tonfo, Troppo. Inoltre ci sono parole e modi di dire che provengono dai Longobardi, come ad esempio Fazzoletto, Strofinaccio, Magone, Torbido, Trappola, Guado, Stamberga, Scaffale.
Dai Longobardi derivano anche i nomi di due regioni italiane: la Lombardia, che sarebbe una contrazione di Longobardia, ossia il luogo abitato dai Longobardi, e la Romagna, ossia la Romània, cioè il luogo abitato dai Romani (da intendersi l'Esarcato di Ravenna). Anche alcuni nomi di città e contrade derivano dai Longobardi, come Farra d'Isonzo (GO), Sala Consilina (SA), Fara in Sabina (RI), Fara Filiorum Petri (CH), Guardia Lombardi e Torretta Lombardi (AV), Longobardi (CS), Barbata (BG), Bard (AO), Gualdo (Mc) , Gualdo Tadino (Pg), Scurcola Marsicana (AQ) solo per citarne qualcuno.
Infine, nei documenti longobardi troviamo spesso citati i Guai, nome col quale si identificavano alcune tipologie di boschi, molto estesi, per cui “trovarsi in un Guaio” significava essere in un bosco fitto dal quale non sarebbe stato facile uscire, della stessa origine sono i toponimi con “Gualdo” da Wald che significa appunto “bosco”.
Insomma, possiamo affermare che quando diciamo “spaccarsi la schiena”, oppure “la guerra fa schifo ed è un grosso guaio”, o anche “trincare troppa birra fa russare”, stiamo quasi parlando come i Longobardi di un tempo, dato che stiamo usando parole di diretta derivazione longobarda.
Per cui state attenti a non trincare troppa birra perchè potreste russare!!!
Una Grande Famiglia
In seno alla magica atmosfera di Montelago e del campo storico nascono grandi amicizie e sodalizi, ed è proprio tra i gruppi del campo storico che nasce la realtà di Pars Occidentis, ma che cos’è?
“PARS OCCIDENTIS” è un coordinamento composto da diverse realtà rievocative legate da una grande amicizia, nato con lo scopo di promuovere la collaborazione tra associazioni di rievocazione storica del periodo compreso tra i secoli IV e IX d.C. Di questo coordinamento al momento fanno parte le associazioni : Fortebraccio Veregrense,
Benevento Longobarda, Gens Langobardorum, Numerous Kyntanon, L’ordine del Lupo e Suodales. Nei prossimi numeri ve li presenteremo tutti !
Ad Maiora!
Ospite: Alessio Frangito presidente dell’Associazione Culturale Benevento Longobarda, nata nel 2011 per valorizzare e divulgare la storia e la civiltà longobarda, con particolari riferimento al Ducato e Principato di Benevento e al patrimonio materiale e immateriale della città di Benevento e della sua provincia. L’Associazione si dedica fin dal primo anno di costituzione alla realizzazione de “La Contesa di Sant’Eliano”, un grande evento annuale di living history incentrato sulla figura di Arechi II, ultimo Duca e primo Principe longobardo di Benevento, a cui si deve la fondazione del complesso di Santa Sofia, facente parte del sito seriale Unesco “Italia Langobardorum”. Oltre all’organizzazione della rievocazione, che si celebra a giugno, l’Associazione si dedica ad altre attività che valorizzano la storia e i beni artistici del territorio beneventano attraverso forme e strumenti di divulgazione nuovi, capaci di risvegliare le identità culturali delle comunità e, al tempo stesso, in grado di promuoverle dal punto di vista turistico.