RARE FOLK (ES)
PSYDERAL
[2020]
di Luciano Monceri
Dalla Spagna ecco a voi i Rarefolk, gruppo che vanta oltre trent'anni di attività testimoniata dalla produzione di ben 6 album originali ed una compilation: un simbolo nel panorama folk nazionale e internazionale, nel quale si distingue per la brillante e minuziosa ricerca della contaminazione tra generi musicali, tenendo come centrale l’irish trad e spaziando dal rock al reggae, dall’elettronica al dub. Difficile trovare una definizione per la loro musica: se proprio dobbiamo farlo, il termine “etno-progressive” è quello che si avvicina di più, dove la sperimentazione ritmica e sonora, elettronica e non, si mette in gioco nello sviluppo di incastri melodici ed armonie realizzate con strumenti delle varie tradizioni (bouzouki irlandese, mandolino, flauti, violino, fisarmonica) e della classica rock band (chitarra elettrica, basso, batteria, tastiere).
Dal loro primo album “Rarefolk” (1993), la band è stata sempre sulla strada di una continua evoluzione che è ben riscontrabile nelle successive produzioni: “Green” (1998), “Unimaverse” (2001), “Natural Fractals” (2006) e “Go” (2011). Per celebrare il loro 20° anniversario il gruppo ha anche pubblicato una raccolta dei suoi più grandi successi: RETROSPECTIVE.
I Rarefolk si sono esibiti sui palchi di tutta la Spagna, in numerosi paesi europei ed oltreoceano, nei migliori festival e teatri. Hanno partecipato al Montelago Celtic Festival per ben 2 volte, nel 2012 e nel 2018.
Nel 2020 il lancio del loro settimo album Psyderal, un progetto estremamente innovativo in cui ritornano le atmosfere psichedeliche che caratterizzano la band per disegnare paesaggi stratosferici. Particolarmente accattivanti gli incipit di Take off e di Superfiester dove la magistrale chitarra di Marcos Munnè, come già ascoltato in altri celebri precedenti brani, apre con riff ritmici che vengono completamente stravolti dall’ingresso dell’impeccabile basso di Oscar Mufas Valero perfettamente appoggiato sull’incalzante disegno ritmico della batteria di Rafael Rabal. Irish trad perfettamente integrato in Sideralis dove si incastrano meravigliosamente le parti di mandolino di Mangu Diaz, del Faluto di Ruben Diez e del Violino di Leslie Ann Jordan. Quello che può già essere considerato il linguaggio dei Rarefolk con questo disco continua ad arricchire la sua identità, con fermezza e delicatezza allo stesso tempo, cosa che può accadere solo se si hanno solide radici sepolte nella terra umida, per poi proiettarsi in viaggi sonori di rara ed elegante fattezza.
Con Psyderal sono iniziate nuove avventure: l'album è stato nominato nella categoria "Mejor album of Nuevas Músicas 2020" del "PREMIOS MIN" organizzato da UFI (Independent Phonographic Union of Spain) ed è stato selezionato per i circuiti ENREDATE dall'Assessorato alla Cultura dal Governo della Regione Andalusia. Buon ascolto.
YouTube Special Gift! Ascolta in esclusiva i Rare Folk live nella XVI edizione del Montelago Celtic Festival [2018] - questo è il link:
THE JOHN LANGAN BAND (UK)
BONES OF CONTENTION
[2013]
Nata in una live session di Glasgow, con John Langan in vena per aver da poco vinto il prestigioso Danny Kyle Award al Celtic Connection, la John Langan Band è una di quelle chicche su cui si fonda il Rinascimento Folk che da qualche anno sta ormai scuotendo l’Europa - c'è da dirlo, soprattutto quella settentrionale. A John Langan (voce vissuta e chitarra battente, precisa, martellante) aggiungete Alastair Caplin, violinista delle Isole Ebridi ormai colonna portante della scena prog-folk londinese e Dave Tunstall ad un contrabbasso ritmato e profondo ed ecco che entriamo in un panorama musicale che dai trad. scozzesi e irlandesi si muove tra passaggi gipsy e ponti melodici balcanici.
Bones of Contention [2013] è il loro primo full album - un’ode al viaggio fisico e sonoro a cui non può resistere neanche il più reticente dei piedi fermi. Prendete Aquaplane, il brano di apertura: scritto in memoria di una pozzanghera particolarmente ostica lungo la via per il Galles, di quelle sopra cui le ruote, letteralmente, planano sull’acqua; frenate ritmiche che non frenano, accelerazioni e cambi marcia improvvisi, l’adrenalina che scorre forte nella giugulare finché in qualche modo, non si sa bene come, ci si ferma sani e salvi. Oppure la combo D-Mented Set/Auld Jimmy, fusione live del secondo e quinto brano del disco, viaggio istrionico e virtuoso di oltre 15 minuti che riesce a non scadere mai nel cerebrale. Un’odissea ritmica da don’t-try-this-at-home, tenute muscolari sacrificate sull’altare della musica.
Fatta eccezione per qualche maestosa sortita a Sud della Manica - storica rimane la loro performance allo Sziget 2017 - The John Langan Band ha principalmente calcato i migliori palchi live britannici, dall’appassionata atmosfera del Passing Cloud di Londra (storico club che purtroppo ha chiuso i battenti durante il pandemonio Covid) al celebre Globe Theatre di Shakespeariana memoria, passando per Manchester, Edinburgh, Birmingham e un po’ ovunque si respiri aria di folk d’impatto alla corte di the Queen. Siamo quindi felicissimi di poterceli godere tra le montagne dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Eh sì, The John Langan Band saranno proprio a Montelago - primo gruppo confermato per l’edizione del ritorno. E scusate se è poco.